Curare il dente o sostituirlo: cosa conviene al paziente e al dentista

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Qualche settimana fa è salita alla ribalta la notizia di una clinica odontoiatrica che si è vista costretta a risarcire un paziente a cui erano stati tolti tutti i denti naturali rimasti in favore di nuovi impianti dentali. Quella di “sostituire” piuttosto che curare è una pratica purtroppo sempre più diffusa perché è meno “rognosa” e più redditizia per il professionista – chiamiamolo così – che la esegue.

In realtà la sostituzione va sempre ben ponderata, anche in caso di elemento dentario gravemente compromesso. È un dubbio clinico, ma soprattutto etico, per molti odontoiatri. La nostra filosofia di lavoro è quella di salvaguardare il dente naturale ogni volta che è possibile perché oggi ci sono tutti gli strumenti e la consapevolezza scientifica per poter recuperare al meglio l’elemento dentario anche gravemente compromesso.

Naturalmente questo non significa “accanirsi” nelle cure, tutt’altro. Ogni dente va valutato singolarmente, così come ogni caso e ogni bocca. Un dente colpito da più problemi moltiplica il rischio clinico e compromette il rapporto costi/benefici per il paziente. Allo stesso tempo, però, un dente che ha margini di ripresa e guarigione (per utilizzare semplificazioni) va assolutamente curato, anche per scongiurare l’utilizzo degli impianti (specialmente in pazienti giovani) che hanno comunque un’aspettativa di vita, seppur lunga, ma limitata.

Insomma la nostra regola, anzi imperativo, è quella di garantire cure di qualità: è un obbligo morale, un nostro dovere e un tuo diritto riceverle.

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