Socket Shield: la tecnica che rivoluziona l’implantologia, ecco come la approfondiamo

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Socket Shield: se ne parla da un bel po’ tra gli addetti ai lavori e noi siamo lieti di condividere anche voi di questa piccola rivoluzione “biologica” nel campo dell’implantologia dentaria.
La Socket Shield è infatti una tecnica innovativa che permette di conservare l’unità funzionale estetica dei tessuti anche laddove l’elemento dentario non è più realmente recuperabile (nel rispetto delle indicazioni).

La Socket Shield consente di conservare al meglio l’estetica e la funzionalità dei tessuti duri e molli senza recessione della gengiva o riassorbimento osseo (fattori derivanti dall’estrazione di un dente). Come? Mantenendo, durante l’estrazione dentaria, una parte della radice aderente all’alveolo (che è proprio lo “shield”, ovvero lo scudo che dà il nome alla tecnica). Mantenendo questo frammento del terzo coronale si “simula” una condizione per cui il dente sembri ancora “in situ” e si può procedere all’inserimento dell’impianto ottenendo un profilo dentario molto simile a quello naturale. E il tutto senza dover ricorrere a ulteriori interventi di innesto compensativi.

Un’opportunità biologica che noi, da tempo, approfondiamo e che trova la sua certificazione nella nomina del Dott. Salvatore Distefano come socio attivo della SISS (Società Italiana Socket Shield). Qualche giorno fa, infatti, ha partecipato al 1° Congresso Internazionale SISS in cui 100 tra i migliori clinici del settore si sono riuniti a Torino per analizzare e approfondire le opzioni migliori legati al “time zero”, ovvero il momento dell’estrazione.

Con Socket Shield è possibile inserire l’impianto, mantenendo i profili dei tessuti, e con un atto chirurgico ridotto al minimo dell’invasività.

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