Antibiotico-resistenza: è allarme in Italia, ecco a cosa fare attenzione
La resistenza dei batteri agli antibiotici è un problema di sanità pubblica, come testimoniano i dati epidemiologici a livello nazionale e internazionale, poiché favorisce il diffondersi di germi ancora più resistenti e sempre più difficili da contrastare. L’invito rivolto ai cittadini è di lasciare che sia il medico a decidere se gli antibiotici servano oppure no. Se viene prescritto l’antibiotico, occorre seguire alcune regole: rispettare dosi e orari indicati; completare tutta la terapia anche se dopo un paio di giorni ci si sente meglio.
Nello specifico del settore odontoiatrico, si assiste troppo spesso a trattamenti inappropriati con antibiotico. L’esempio più acclarata è quella della terapia canalare in caso di devitalizzazione, oppure laddove si manifestino pulpiti (dolore acuto agli stimoli termici o durante le ore notturne) dove l’antibiotico non determina efficacia di trattamento. Si assiste così, a prolungati ed ingiustificati utilizzi – anche in particolari condizioni – come nel trattamento dell’estrazione dentale (dove l’antibiotico come giusta prassi va fatto assumere un’ora prima dell’estrazione, e solo nei pazienti diabetici o trapiantati in trattamento con immunosoppressori, o in particolari condizioni).
L’abuso di antibiotico ha generato, negli ultimi anni, anche resistenza ai glicopeptidi: potentissimi antibiotici per uso solo ospedaliero, che notoriamente vengono prescritti per prevenire e curare infezioni di protesi cardiache ed ortopediche. Pratica che purtroppo sta determinando tassi di mortalità elevatissimi.
Ad oggi, l’Italia è fra i primi Paesi consumatori di antibiotici in UE e secondo un recente audit dell’ECDC (European Centre for Desease Control) se il fenomeno della resistenza agli antibiotici (Amr) non verrà limitato, nel breve futuro alcuni interventi chirurgici chiave saranno compromessi. Entro il 2050, solo nel nostro Paese, si prevedono 450.000 decessi a causa dell’Amr e per tumori annessi. Un’emergenza ormai globale, per un costo per il nostro Servizio sanitario pari a 13 miliardi di dollari, per il quale si sta cercando di fare chiarezza e legiferare in materia.
